mercoledì 5 dicembre 2007

il mio zucchero

In ufficio al mattino c'è una cesta di brioche calde.
Costano 50 centesimi l'una, ma non c'è nessuno a cui pagare: accanto alla cesta c'è un foglio, basta scrivere il proprio nome e la spesa viene conteggiata nel pranzo. In alternativa, se si dispone di moneta basta mettere i 50 cents in un piattino posato li accanto.
Il tutto senza nessun controllo, e in una stanza relativamente appartata alla quale hanno accesso tutti i 200 dipendenti.

Con il mio collega portoghese discutiamo di come questo sistema sarebbe inapplicabile nei nostri paesi di origine e ne immaginiamo possibili usi impropri.

Le cose sono a disposizione, nessuno ne abusa. E tutti si sta meglio.
E io mi adatto senza difficoltà a queste usanze nordiche, ma da vecchio "liberatore di mozzarelle" del flunch mantengo con discrezione uno spiraglio aperto sul passato.

Ecco spiegato come faccio a bere il caffè dolce la sera pur non avendo mai comprato lo zucchero...

giovedì 29 novembre 2007

aangenaam

My greatest drawback is that I'm a very direct guy, because I'm dutch
(il mio più grande difetto è che, siccome sono olandese, sono molto diretto).
Così mi avvertiva il mio capo durante il mio primo giorno di lavoro, mentre implacabile mi conduceva da un ufficio all'altro a presentarmi e stringere la mano a tutti i miei (centocinquanta) nuovi colleghi.
Nessun problema, per me. Anzi. Inutile perdersi in giri di parole.
Poi però succede che a pranzo, stordito dall'adrenalina da primo giorno, mentre cerco di non far cadere il vassoio e mi chiedo quali delle persone attorno a me ho già incontrato (e quindi sarebbe educato salutare) e quali no (e quindi sarebbe da idioti farlo senza presentarsi), nel tentativo di partecipare alla conversazione manifesto un innocuo e cauto interesse nei confronti del corso di olandese che un mio collega vorrebbe fare.

Dopo mezz'ora, mentre cerco di convincere il mio corpo che quello che ho bevuto da una tazza bianca era davvero caffè, e che quindi dovrebbe rimanere in stato di veglia, il mio capo telefona e armeggia. Poi mi porge un foglio da firmare.

E così sono ufficialmente iscritto al corso di olandese, interamente finanziato dall'azienda, con 2 ore di lezioni settimanali.

Ik ben Alberto, aangenaam, mij functie is scheikunde ingenieur. Ik ou van ardappeelen, Ik niet au van melk. Ik heb een neus en twee ogen. U bent?

telealive



Ricevo notizia, con missiva telefonica diretta dal Presidente, di una grande serata Alivefestival questa settimana.
Un altro successo per Alive, ne sono davvero contento.
Partendo da nulla siamo riusciti a mettere in piedi una rete di persone, attività e progetti. Una rete che in cinque anni e mezzo si è allargata e rafforzata, tra momenti esaltanti e pietose collette per pagare i debiti.
Abbiamo dipinto, litigato, fotografato, cucinato, spostato, contrattato, suonato, mangiato, perso e volantinato.

Una cosa non siamo riusciti a fare, ma è un'impresa titanica, e superiore alle nostre forze: ottenere l'allacciamento adsl in ufficio...

Un saluto ai Giovanni.

sabato 24 novembre 2007

metro

La metropolitana di Bruxelles è triste.
Niente di drammatico, ma quando scendi per prenderla c'è sempre un'atmosfera tipo DDR.

Ecco alcuni motivi:

1) i corridoi sono larghissimi, e spesso non c'è nessuno.
2) i cartelli sono probabilmente gli stessi dagli anni 70, e simboli e disegni sono davvero datati.
3) c'è la musica, ma si sente sempre lontana.
4) le scale mobili sono incredibilmente lente.

domenica 18 novembre 2007

venerdì 16 novembre 2007

la mia prima casa

Inizialmente il piano era di farmi stare al "Campanile".
L'ufficio risorse umane mi aveva prenotato una camera, che sicuramente sarebbe stata identica a tutte le camere di tutti gli hotel "Campanile" del mondo, compreso quello su corso Allamano che vedevo due volte al giorno sulla strada da casa al lavoro, con la sua pubblicità della rete wifi e della colazione a 8,90€.
Tutto sommato era un buon piano, ma non avevano fatto i conti con quella scheggia impazzita che è il mio capo.

Tutto inizia con me che ringrazio per l'albergo spesato, e dico che al più presto cercherò una sistemazione stabile. Poi lui mi consiglia di non essere frettoloso nella scelta. Infine entrambi conveniamo che vivere in albergo è triste.
A questo punto avviene l'imprevisto: prima rimane silenzioso per qualche secondo, poi fa una telefonata in olandese. Quando riattacca mi informa che mi ha trovato una casa da affittare per una settimana vicino al lavoro, e che a fine giornata mi accompagna a vederla.

"Così puoi fare colazione a casa tua, e non nella hall di un albergo" mi annuncia soddisfatto.

E così, la sera, vado a dormire nella mia prima casa belga.
La mia prima casa belga è tutta stretta e lunga, ed è molto bella. Si entra per una porta altissima, ci si inerpica per una rampa di scale ripidissime, e si arriva al mio appartamento, formato da tre stanze in fila. Ai due capi enormi finestre. E' dotato di ogni confort, dal tostapane ad un giradischi ultratrentennale.
Esausto, dopo aver portato a casa la mia roba (a piedi, ovviamente), crollo addormentato.
Al mattino mi sveglio, grato a quello Speedy Gonzales del mio capo. Vado in cucina, trovo una macchina del caffè americana, piena di luci tasti e regolazioni che dubito di saper usare.
Ma non posso scendere a fare colazione in un bar, mi sentirei in colpa!
Allora mi siedo nella mia nuova cucina, e assaporo un budino preso in mensa il giorno prima. Poi mi vesto e vado al lavoro.

giovedì 15 novembre 2007

il mio primo giorno

Oggi è il mio primo giorno di lavoro in Belgio.
Sveglia presto, doccia, con un ora di anticipo scendo, salgo in macchina e giro la chiave. Non succede niente. Riprovo. Il motorino fa mezzo giro. Stenta, poi si ferma. La batteria è a terra.
Scendo, fisso la macchina. Fa freddo, freddissimo, e c'è vento. A fianco a me parcheggia un altro automobilista. Lo fermo e gli spiego il problema. Ha i cavi, e mi può aiutare. Ma non subito. Deve portare i figli a scuola. Magari fra un paio d'ore.
Torno in hotel e chiedo aiuto. Mi rispondono di andare alla Grand Place a chiedere all'ufficio turistico, come se la soluzione fosse una visita guidata a Atomium. Esco, sarebbe inutile perdere la calma. E poi non so abbastanza parolacce in francese.
Chiamo il mio capo. Mi dispiace arriverò in ritardo.
Inizio a chiedere a tutti. Nessuno ha i dannati cavi. Ripenso ai MIEI cavi. Circa quattro anni fa li ho prestati alla moglie hippie di un gestore hippie di un locale hippie di torino nel quale lavoravo. La maledico.
Un signore anziano mi parla di un certo Phil. Phil va sempre al bar all'angolo e ha sempre i cavi. Entro nel bar. Non trovo nessun Phil, nessuno sa chi sia. In compenso la gestrice è italiana. Si accorge che sono italiano e insiste per offrirmi un caffè ristretto.
Finalmente un ragazzo turco mi da un numero di telefono. Chiamo. Mi mandano una vettura di soccorso. Mi fa ripartire, basta guidare 10 chilometri e la batteria si ricarica.
Arrivo in ufficio con 46 minuti di ritardo.
E' il mio primo giorno. Devo firmare-fogli-conoscere-persone-stringere-mani.
Esco la sera, esausto.
Devo cambiare hotel, ho tutta la mia roba in auto.
Salgo in macchina, giro la chiave.
Non parte.

mercoledì 14 novembre 2007

Via

Alla fine l'ho fatto anche io.
Mi sono convinto - o lasciato convincere - e ho aperto un blog.
Per restare fedele al titolo raccoglierà le immagini e i pensieri di un torinese trapiantato a Bruxelles. Non so come proseguirà. Potrebbe raccogliere fotografie, oppure post e articoli, oppure finire abbandonato a occupare un poco di spazio sui server di google.
In questo momento ci sono solo possibilità.