venerdì 25 gennaio 2008

eastern blok and south america

Oggi il mio collega Andres mi invita ad andare a sentire un suo amico di Chicago che suona in città. Io, da bravo aliver, accetto volentieri.
Andres è originario di Buenos Aires. Lavorava in argentina, fino a quando ha perso il posto durante la crisi economica del 2003. Non essendoci possibilità per lui in Argentina, ha deciso di andare a Chicago a fare un dottorato, e poi è stato assunto qui a Minneapolis.
Arrivo a casa sua in uptown, e scopro che uptown è esattamente l’opposto di downtown: case basse e tanti negozi, per lo meno sulla via principale.
A casa sua, che incredibilmente ha il pavimento in legno e un aspetto piacevolmente “non nuovo”, conosco sua moglie Carla beviamo un po di Yerba Mate per scaldarci.
Scopro che lo Yerba Mate che si beve da noi (fatto con la bustina come un the e zuccherato) è quello che loro danno ai bambini. Andres ha una specie di bicchiere di latta colmo di foglie tritate dalle quale spunta una cannuccia. Versa da un thermos un po di acqua bollente nel bicchiere e la beve dalla cannuccia. Le foglie tritate fanno da filtro, per cui non bisogna muovere la cannuccia, per non rompere la torta (un dettaglio tecnico sul meccanismo della filtrazione che non sfugge a noi geniali ingegneri chimici: non è il filtro che filtra, ma lo sporco che ci si accumula sopra, detto appunto torta).

Il concerto è al Rossi' Blue Star. Per raggiungerlo dal marciapiede entriamo in una casa e prendiamo l’ascensore verso il basso.
Finiamo in un una sala con un grande bancone centrale, tanti tavolini vicino al palco con tovaglie a quadretti blu, e foto di jazzisti appese ovunque alle pareti.
Ci raggiungono un certo numero di amici di Andres e Carla (che nel frattempo ho scoperto essere cittadina italiana anche se non parla italiano), un gruppo di ph.D sudamericani della facoltà di economia dell’università del Minnesota.
Ordiniamo aperitivi e una bottiglia di vino (al cameriere non devi dire il nome del vino, ma il codice, e mi si gela il sangue nelle vene), e inizia il concerto.
Il gruppo (chitarra classica – contrabbasso – sax/clarinetto – batteria) si chiama Eastern Blok, e suona musiche tradizionali del centro-est europa rivisitate in chiave jazz, con una grande chitarra.
L’amico di Andres è proprio il chitarrista, di origini serbe. Tra una parte e l’altra del concerto si siedono con noi e chiacchieriamo di Chicago, dell’europa e dell’alivefestival.
A metà serata vado in bagno, dove scopro un altro paio di cose interessanti. Per farti divertire anche mentre ti liberi dei liquidi in eccesso, i WC sono pieni di ghiaccio, e ci si può dilettare nello sciogliere i cubetti. Accanto al lavandino, poi, vedo un uomo di colore sulla sessantina con una uniforme da barbiere vecchio stile. Appena mi avvicino mi spruzza il sapone sulle mani e dopo che mi sei lavato mi porge un asciugamano pulito tiepido.
Finito il concerto torniamo a casa, sono già invitato per domani sera a mangiare la pizza da Andres, per il suo compleanno.

lunedì 21 gennaio 2008

minnehaha creek

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Domenica parto con l'idea di tornare a downtown, ma prima decido di fare un salto verso ovest, al lago Minnetonka, che mi dicono essere completamente ghiacciato. Quello che vedo appena arrivato al lago mi fa immediatamente cambiare idea.
Lo spettacolo, guidando sulle stradine vicino al lago, è impressionante: Il lago è una sconfinata distesa bianca, popolato da baracche e SUV di pescatori dediti all' ice fisching.
Unico indizio che si tratti di un lago e non di un campo innevato è la presenza dei moli d'attracco che spuntano dal ghiaccio.

Cerco di fare qualche foto, sfidando il freddo scendo dalla macchina per brevi puntate fotografiche di 3-4 minuti, che si concludono con dita intirizzite e piccoli cristalli di ghiaccio sulle ciglia, che scongelo accendendo la pontiac per spostarmi.

Ci sono molte cose curiose, ad esempio i cartelli stradali. Su un ponte che attraversa un tratto del lago leggo numerosi cartelli che ammoniscono "no diving from the bridge" (vietato tuffarsi dal ponte). In uno spiazzo che da accesso al lago leggo invece le norme di viabilità invernale sul ghiaccio, con limiti di velocità e distanze di sicurezza.

A fine giornata arrivo a Grays Bay, dove il Minnehaha Creek sfocia nel Minnetonka lake. Li assisto a una scena per me contemporaneamente consueta e assurda: da una delle casette vicino al bosco esce una signora con un grosso cane al guinzaglio. Scende al fiume, e si incammina sul ghiaccio. Dopo 50 metri libera il cane, e prosegue a camminare sul fiume ghiacciato, con il cane che le corre attorno, come nella più classica delle passeggiate ai giardini.

domenica 20 gennaio 2008

sabato 19 gennaio 2008

skyway

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Sfido il freddo polare e vado in centro con la mia fida Pontiac. Nove miglia sulla highway I-394 in direzione ovest e sono in downtown, seguo i cartelli e parcheggio nel garage A. Ingenuamente, nonostante il termometro della mia macchina indichi -5 F (circa -21°C), scendo al piano terra e inizio a camminare sulla settima strada nella direzione del centro. Il freddo è penetrante, nessuno in giro a parte un gruppo di barboni che raccolgono da terra mozziconi di sigaretta.
Cammino guardingo 500 metri, ma il freddo è troppo intenso: le lacrime mi si congelano sulla punta delle ciglia, i piedi sono gelati, e non sono ancora arrivato in vista di qualcosa simile al mio concetto di centro città.
Decido allora di tornare a casa, ma vedo all'altro lato della strada uno Starbucks, e mi ci dirigo con l'idea di riscaldarmi prima di affrontare il ritorno.

All'interno scopro che, salendo al secondo piano, si accede allo "skyway": un sistema di ponti coperti e riscaldati che unisce tutti gli edifici di downtown, e permette di muoversi in tutto il centro rimanendo al coperto e a temperature compatibili con la vita.

Felice della scoperta mi faccio un giro, sono completamente disorientato e la cosa migliore che riesco a combinare è comprare il libro di Barack Obama.

venerdì 18 gennaio 2008

walking in the sunshine

Inutile nasconderselo: gennaio non è il mese ideale per andare a Minneapolis.
Domani è sabato, l'ufficio è chiuso e avrei voglia di andare a fare due passi per scoprire il centro della città.
Consulto allora le previsioni del tempo: cielo sereno, vento moderato, temperatura -14.
Ora, questo sarebbe già sufficiente per suggerire un ripensamento del progetto "passeggiata in centro", ma non è tutto: la temperatura è in gradi fahrenheit, e corrisponde a circa -24°C.

lunedì 14 gennaio 2008

cervello e stomaco in asincronia

Mi perdonino, i miei 25 lettori, questo post sconclusionato. Sto lottando con la mia biologia sballottata dal jet lag che mi fa sentire affamato come a pranzo e assonnato come a tarda notte. Il tutto avviene alle 7 di sera.

Alcuni pensieri su Minneapolis:
1) ci sono così tante autostrade che ti chiedi dove abiti la gente che le percorre.
2) fa così tanto freddo che ti maledici se per caso hai dimenticato i guanti a Bruxelles.
3) il fatto di guidare una Pontiac mi sembra surreale ogni volta che ci penso.
4) oggi ho bevuto un caffè servito in un bicchiere tale e quale a quelli che si usano per degustare il vino rosso.
5) i miei colleghi hanno quasi tutti un dottorato al MIT.
6) la neve è così asciutta e così gelata che rimane sempre bianca, senza sporcarsi. 

lunedì 7 gennaio 2008

analogic

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Ho aperto un blog, vesto maglie a righe e sto per andare in America. Iniziano a essere troppe le cose che mi rendono un vero giovane.

Forse è per riequilibrare la situazione e riallinearmi al mio animo da nonnetto che ho iniziato a scattare foto con questa macchina fantastica.

passaporti e freddo

Dopo 10 meritati giorni di riposo in Italia, eccomi tornato in quel di Bruxelles.
Neanche il tempo di riabituarmi alle salsicce multicolori fritte, che sono di nuovo in partenza.

La consegna in tempo del mio passaporto rinnovato da parte del solerte commissariato di mirafiori rende ufficiale la mia partenza per la città di Minnie, dove starò due mesi. Tornerò a metà marzo, sempre che non rimanga congelato da qualche parte.

Buon anno a tutti